Aids: scoperto come virus infetta cellule, nuovi scenari cure
ROMA - È stato identificato il 'meccanismo' con il quale il virus HIV dell'Aids infetta le altre cellule, determinando dunque il propagarsi dell'infezione.
La scoperta, che secondo gli autori apre nuovied importanti scenari per possibili cure finalizzate a bloccare la malattia, è frutto del lavoro di collaborazione tra i ricercatori dell'Istituto Gustave Roussy di Parigi e quelli dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive 'Lazzaro Spallanzani' di Roma, e sarà pubblicata sulla rivista 'The Journal of Experimental Medicine'.
I ricercatori hanno dunque individuato nuovi aspetti essenziali nei meccanismi molecolari utilizzati precocemente dal virus per infettare le cellule. Ma hanno anche fatto un passo ulteriore, caratterizzando delle molecole che sono in grado di inibire tale meccanismo, e di conseguenza capaci di bloccare l'infezione da parte del virus interrompendone il ciclo vitale.
"Abbiamo ottenuto dei risultati - afferma il direttore del laboratorio di biologia cellulare dell'Istituto Spallanzani, che ha partecipato allo studio, Mauro Piacentini - che rappresentano il punto di partenza per lo sviluppo di terapie innovative in grado di controllare l'infezione da HIV e l'insorgenza dell'Aids". "In pratica - spiega Piacentini - abbiamo identificato un recettore, ovvero una particolare proteina della famiglia dei cosiddetti recettori purinergici, che 'controlla' il diffondersi dell'infezione da Hiv tra le cellule. Bloccando tale recettore, si potrà dunque essere in grado di prevenire l'infezione tra le cellule". La scoperta apre dunque nuovi scenari per possibili cure future: "Ad esempio - afferma l'esperto - si potrebbero sviluppare creme vaginali per prevenire o ridurre le possibilità di infezione".
Passo successivo sarà, ora, precisa Piacentini, "studiare ulteriormente i meccanismi di azione di tali recettori, per poi passare alla fase dei test sugli animali e quindi sull'uomo".
"Si tratta - commenta il coordinatore dello studio Jaen Luc Perfettini, dell'Istituto Roussy - di una scoperta sorprendente, che apre nuove vie per arrivare a bloccare l'evoluzione della malattia".
ATS, 27.06.2011